Calcutta, marzo 2013.

È proprio nel giorno della festa della donna che incontriamo una delle figure di particolare rilevo a livello internazionale per la cultura del rispetto delle donne, in particolare di quelle in difficoltà negli stati indiani del West Bengala e Jharkhand.

Medico pediatra, nato in Birmania ma cresciuto e formato in India, Samir Chaudhuri ha avuto sin dagli inizi della professione la chiara visione del suo obbiettivo: crare un modello di sviluppo sostenibile per le madri e i bambini in difficoltà.

E con l’aiuto di un piccolo gruppo di collaboratori nel 1974 (il prossimo anno si celebrerà il quarantesimo anno di attività) ha dato vita al progetto CINI, il Child in Need Institute che ha la sede principale a Kolkata (vecchio nome: Calcutta) dove abbiamo avuto il piacere di condurre l’intervista.

Quali sono i numeri che ci possono dare un’idea dell’attuale condizione infantile?

In India 31 neonati su 1000 non sopravvivono al primo anno, ne muoiono 6000 al giorno, uno ogni 15 secondi. Anche se negli anni c’è stato un miglioramento le cifre rimangono allarmanti.

Quanti bambini riuscite ad assistere con la vostra rete di assistenza?

Circa sei milioni nelle regioni nelle quali riusciamo ad operare, West Bengala e Jharkhand. Attualmente abbiamo in atto 80 progetti che riguardano vari settori, in particolare: prevenzione, istruzione, cura. Gli operatori che attualmente sono circa 1300 vengono formati nei nostri centri con training che possono durare da due settimane a tre anni a seconda del tipo di intervento che dovranno assolvere. Possono essere richieste competenze per operare nei villaggi come nei centri urbani, nelle scuole o in clinica. Frequentano i nostri corsi anche operatori di altre organizzazioni che trovano il nostro protocollo collaudato e formativo. I curricula che riportano un titolo conseguito da noi sono tenuti in particolare considerazione.

Vi avvalete anche di volontari?

Non è nella nostra politica perché preferiamo operare con personale a lungo termine, molti membri del nostro staff lavorano con noi da decenni. Cerchiamo però di incoraggiare i nostri sostenitori anche stranieri a venire a vedere come e quanto lavoriamo per migliorare continuamente tutte le aree di intervento dell’Istituto.

Da dove provengono i contributi economici?

Per l’ottanta per cento sono governativi, il restante è a carico di privati e organizzazioni estere, anche dall’Italia.

Come funziona il progetto Adotta una mamma?

Quando viene accertata la gravidanza, se la mamma accetta di partecipare al programma viene immediatamente seguita per tutta la gestazione e per i primi due anni di vita del bambino. Gli educatori che hanno già svolto un’intensa operazione informativa forniscono indicazioni sulla corretta alimentazione, vaccinazioni e stile di vita. Il donatore riceve tre relazioni sull’andamento del percorso nel periodo stabilito.

Sul sito www.adottaunamamma.it si possono conoscere le modalità per contribuire attraverso CINI Italia.

 

In cosa differisce la precarietà infantile in India rispetto ad altri paesi?

Nella malnutrizione e nell’abbandono. Per esempio, anche in Africa c’è molta povertà estrema ma la cultura è diversa, le donne pur andando a lavorare portano con sé i bambini e questo determina una differenza sostanziale. I bambini in India vengono abbandonati a se’ stessi molto presto e questo spiega come possano cadere vittime di abusi e rapimenti per vari scopi. Abbiamo anche un call center di emergenza per poter agire come pronto intervento, ma ciò che vorremmo creare è una rete di sicurezza nella famiglia stessa e prevenire i rischi.

Qual’è l’ultimo progetto su cui state lavorando?

Ci stiamo occupando del problema cosiddetto missing girls. La proporzione maschi/ femmine in India è inverso rispetto al resto del mondo perché è diffusa la maternità selettiva. Durante le sistematiche ecografie di controllo la determinazione del sesso non è legale; malgrado ciò le coppie riescono a sapere se sono in attesa di una bambina e nel caso spesso ricorrono all’interruzione della gravidanza. Questo ha portato ad una proporzione di 1000 maschi su 900 femmine che creerà in un futuro prossimo seri squilibri demografici.

Solo per citare i riconoscimenti più recenti: nel 2008, Annual Rotary India Award (per aver ottenuto il contributo più significante nella riduzione della mortalità infantile). Nel 2011, WHO Award (World Health Organisation) per l’eccellenza nelle cure primarie. Si ritiene un uomo di successo?

La mia misura del successo è, sino a quando ne avrò le forze, poter aiutare il maggior numero possibile di famiglie a migliorare le condizioni di vita, per loro e per le generazioni future.

www.cini-india.org