Nella nostra era, chiamata della comunicazione, avviene che gli effetti negativi, costosi e pericolosi della scarsa attenzione e del non ascolto sono temi ricorrenti delle notizie di cronaca. Il numero elevato di casi in cui, per fare un esempio, un dispositivo utilizzato in modo proprio ha risolto situazioni altrimenti irreversibili, non compensa purtroppo la gravità del bilancio.

E’ un problema che riguarda la collettività, ma fortunatamente la soluzione è a portata di mano, esattamente nel momento in cui stiamo condividendo queste considerazioni. Tutti noi abbiamo la possibilità di eliminare progressivamente comportamenti e abitudini che in qualche modo sappiamo essere nocivi, lesivi. Se si inizia a non danneggiare sé stessi, l’effetto che si produce sia nella vita di relazione che nell’ambiente sarà virale: più concentrazione, senso di capacità di portare a termine in modo soddisfacente i nostri compiti e soprattutto motivazione per difendere il tempo da dedicare a noi stessi e ricaricarci.

Per poter mantenere una sana condizione di centratura e armonia interiore è necessario essere in grado di fare delle pause e non agire intenzionalmente per un certo tempo stabilito nella calma e nel silenzio.

Ma perché, vista l’ovvietà della riflessione appena fatta, la percentuale di adulti in grado di sapere quando e come fermarsi è così scarsa? Credo che se non vediamo l’importanza di tale criterio, l’attenzione verrà sempre posta o nel passato o nel futuro. Se non abbiamo deciso di cosa abbiamo veramente bisogno, non potremo che agire automaticamente e portare a termine azioni del quotidiano senza creatività e attenzione. Nella guida, nella conversazione con un amico, nel tempo libero.

Con la pratica del togliere il superfluo e difendere l’essenziale, è possibile stabilizzarci interiormente e conquistare quel terreno di pace che è il nostro vero habitat naturale.