Il grattacielo dello yogaÈ appena uscito il libro di Luca Mori Il grattacielo dello yogapresente e futuro di un’antropotecnica per la casa editrice Epsylon.

Un documento di particolare importanza in un momento in cui le proposte di corsi, seminari, formazioni del più vari stili si stanno moltiplicando rapidamente talvolta confondendo un serio aspirante indeciso sulla via da intraprendere.

Come formatrice e divulgatrice credo che la varietà sia comunque un vantaggio, soprattutto quando la qualità dell’offerta è alta. Ho tratto molto vantaggio da questa lettura che consiglio non solo agli insegnanti per definire meglio la propria collocazione e fare chiarezza sull’uso dei termini ma a tutti coloro che cercano un serio punto di orientamento, chiaro e non accademico.

Docente al Master Yoga Studies dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e già autore con Federico Squarcini del libro YOGA fra storia, salute e mercato (ed. Carocci), ha presentato il nuovo volume al Book Pride di Milano dove ho avuto il piacere di incontrarlo e fargli qualche domanda.

Com’è nato il progetto?

Nasce da una decina di anni di ricerche sul tema, stimolato inizialmente da Federico Squarcini che da esperto dello yoga soprattutto nel dibattito tra India e Cina mi ha chiesto di aiutarlo a fare luce sullo scenario contemporaneo e a cercare di capire come mai questo termine è utilizzato in modo così diversificato. Da lì ho iniziato a lavorarci sia nell’ambito del Master Yoga Studies di Venezia che nella prospettiva del libro visto che il materiale accumulato era tanto. Punto di arrivo ma anche di partenza per i molti temi ancora da sviluppare.

Qual è secondo lei la traduzione più corretta del termine yoga?

Dipende dal tipo di approccio che si vuole dare. Squarcini evidenzia cone già nell’antichità fosse impossibile ricondurre a una sola radice l’origine etimologica del termine. La prospettiva del mio libro è quella di interpretarlo come antropotecnica, cioè come insieme di saperi e di prassi che gli esseri umani hanno elaborato per agire su sé stessi come una téchne, una tecnica riferita a sé stessi per modificare, espandere lo spazio delle proprie possibilità di pensiero, azione e relazione col molteplice.

L’idea è quella dell’esercizio che permette una volta fatto di modificare sé stessi e le proprie possibilità nel senso di embodied mind, non solo corpo, non solo mente. Senza dualismi.

Come inquadra la diffusione dello yoga in Italia oggi?

Lo scenario è come un disegno frattale a livello globale, non solo in Italia. Alcuni ambiti sono più di ricerca e meno spettacolarizzati, altri frutto di mix e remix proiettati nella prospettiva del marketing, forse meno in Italia che nel mondo anglosassone tra App, digitalizzazione e dispositivi elettronici. Nel libro propongo come immagine di riflessione una matrice, dal grattacielo alla torre di Babele, cioè da una struttura nella quale coabitano varie realtà differenti accomunate da uno stesso interesse a un’altra in cui realtà affini non parlano la stessa lingua.

Milano, 3 aprile 2016