Intervista a Kay Rush. All’apice del successo e della notorietà la giovane e bellissima Kay trasforma la sua vita e cambia strada, destinazione: libertà. L’ho incontrata alla decima edizione dello Yoga Festival di Milano dove mi ha raccontato che cos’è per lei il cambiamento.

Quando hai iniziato a praticare lo yoga?

Vediamo cosa intendiamo per yoga. Ho cominciato a meditare da piccola, metà della mia famiglia è buddista, mia mamma è giapponese. Ho sempre associato la mia spiritualità alla montagna. In America dove sono nata sino ai 18 anni, poi in Italia.

Kay Rush (1)

Per me l’alpinismo è sempre stato una pratica spirituale.

Quando ho cercato un corso di Iyengar in India l’ho cercato nel nord, vicino alle montagne, e ho trovato nel posto e nel momento giusto ciò che desideravo. Poi ci sono tornata alcune volte e la mia pratica di asana è diventata regolare, come la meditazione.

Lo yoga delle posture è relativamente recente. Centocinquant’anni fa Vivekananda descriveva gli yogin come fachiri e contorsionisti, individui stravaganti dediti a pratiche ambigue. Molte delle posture non sono nell’Hatha Yoga Pradipika, vengono dalla ginnastica e dal body building, ma credo si tratti di una fase che pian piano si sta già trasformando.

Per me lo yoga deve essere all inclusive.

Ma soprattutto sono assetata di filosofia, ho bisogno di una risposta alle domande: chi sono io, cosa sto facendo qui, cosa c’è all’origine? Studio all’Omkarananda Patanjala yoga di Rishikesh con Siddharta Krisna, il figlio della mia maestra Usha Devi, allieva diretta di Iyengar. Una donna straordinaria, dovresti intervistarla! Ha settant’anni, ha avuto due incidenti gravi e 23 interventi, cammina appena.

Quindi ti sei trasferita in India?

Vivo sei mesi in Svizzera e sei mesi a Rishikesh. Grazie alla tecnologia posso continuare il mio lavoro quotidiano di deejay su Radio Monte Carlo. Dalla Svizzera trasmetto in diretta, dall’India è più prudente la differita per via dei frequenti cali di tensione di corrente.

Ho studiato l’hindi che ora parlo e sto studiando il sanscrito. Ho una passione per le lingue, questa è la quinta.

La scrittrice Arundhaty Roy ha recentemente restituito al governo un altro dei suoi premi in segno di denuncia contro i violenti atti di fondamentalismo induista, molti personaggi della cultura e dello spettacolo hanno protestato per la stessa ragione.

Credo che il primo ministro Narendra Modi dovrà dire e soprattutto fare qualcosa. Non succede solo in India, è l’ignoranza che produce tutta questa violenza.

Quando hai deciso di cambiare il tuo stile di vita?

Dalla vita ho avuto moltissimo. Sono nata in povertà, ho vissuto nelle case popolari. Poi una splendida carriera, un matrimonio felice e un post matrimonio altrettanto felice (il mio ex marito è un ottimo amico), sono arrivata ad essere strafamosa.

Molti anni fa, parliamo degli anni di Pressing quindi 1989 – 1991, durante la bellissima trasmissione televisiva che conducevo con Raimondo Vianello (veramente un gran signore!) ho avuto un crollo.

Non ero felice, mi facevo del male. Mi ha dato gioia suonare, ho fatto teatro, scritto due romanzi, la televisione… Ho lasciato tutto dall’oggi al domani e sono andata a vivere in montagna. La montagna mi ha insegnato tutto. Non sono mai stata depressa, soffrivo molto e volevo capire il perché.


RishikeshreliefCi parli della tua Onlus Rishikesh Relief?

È un progetto nato in modo spontaneo. Coincide con un momento della mia vita in cui non ho bisogno di niente in particolare.

Quindi dopo essermi liberata di tutto ciò di cui non avevo bisogno, materiale e non,

ho gradualmente cambiato la mia vita, ho seguito il mio profondo istinto di libertà e di poter stare quando voglio in solitudine. Adoro la comunicazione, sono nata per questo, ma ho bisogno di molto spazio per la mia vita interiore.

Se hai avuto molto devi restituire. E così, se per i piccoli progetti posso fare con i miei soldi, per quelli più grandi organizzo delle serate di Found Raising a progetto. Devo ringraziare i torinesi e Marco Boglione della Robe di Kappa che con l’evento del settembre scorso mi hanno permesso di far ricostruire una scuola inondata nel 2013 dove studiano cinquecento bambini nella zona più povera di Rishikesh.

L’anno scorso per un’altra scuola abbiamo acquistato una magnifica cucina d’acciaio. Qui al Festival c’è Swami Abhishek Chaitanya che terrà delle letture sul Vedanta, lui mi ha aiutata molto a far conoscere la Onlus.

Ti piacerebbe insegnare?

Secondo ma a un certo punto dobbiamo condividere quello che abbiamo, incluse le conoscenze, soprattutto per le giovani donne in difficoltà. E’ un tema importante. Molto presente nei miei romanzi.

Quando mi sento nel flusso le cose arrivano in modo spontaneo, tutto diventa più facile.

Ho aperto con due giovani e bravissimi studiosi una pagina Facebook che si chiama Daily Vedanta, per ora in inglese e in tedesco, spero presto anche in italiano. L’Advaita Vedanta è logica, filosofia pura, una immensa risorsa di saggezza. Mi piacerebbe un giorno ci fosse un forum internazionale proprio sul Vedanta, giovane, aperto, dinamico, sono proprio assetata di questo!

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Voglio essere felice, non ho altri progetti.

 

Kay Rush ha pubblicato da poco la diciassettesima Playlist Unlimited e trasmette il suo programma Kay Is In The Air dal lunedì al venerdì su Radio Monte Carlo.

www.rishikeshrelief.org

Alessandra Rito, Milano 6 novembre 2015