Cosa succede quando una persona cara ci lascia? E quando la persona che ci lascia è stata un esempio, una guida, una fonte di amore e ispirazione nell’arco di tutta una vita?

Ci siamo riuniti in un evento celebrativo al Circolo dei lettori di Torino per ricordare Carla Perotti, e oltre ad aver ascoltato la lettura di suoi scritti e averla rivista in video, abbiamo condiviso un toccante contributo di un caro amico e padre spirituale, don Antonio Menegon, del Santuario San Giuseppe di Torino. Nello stesso giorno don Antonio ha celebrato la messa del primo anniversario dalla sua scomparsa, e su nostra richiesta ha acconsentito alla pubblicazione dell’omelia. Lo ringraziamo e gli siamo grati per la sua generosa disponibilità.

OMELIA DI PADRE ANTONIO MENEGON

Per Carla Perotti

dalle Beatitudini di Matteo

Santuario San Giuseppe

Torino, 8 febbraio 2019

Siamo nel mondo come un bambino nel seno della madre. Quanto durerà l’universo? Nove mesi, non è un problema di tempo, non è un problema di spazio. Sono i nove mesi della gestazione di un bambino e noi dobbiamo vivere su questa terra, in questo mondo proprio pensando di essere dei bambini nel grembo di una madre. Il mondo, l’universo, il cosmo, gli infiniti spazi, sono questo grembo che ci racchiude. Ed è all’interno di questo grembo che noi pian piano ci sviluppiamo per diventare uomini e per infine, dopo i nove mesi, nascere alla vita. Pensare a questo infinito spazio che ci accoglie come il seno di una donna accoglie un bambino che si prepara a nascere. Siamo chiamati a vivere la nostra vita all’interno di questo processo. A fare esperienze che ci aiutino a crescere, che ci aiutino a svilupparci, a nascere, soprattutto a conquistare la libertà dello spirito. Dobbiamo lasciarci guidare dallo spirito di Dio.

Che cos’è lo spirito di Dio? E’ quella immensa realtà che noi chiamiamo amore, quel fuoco, quel vento, quella forza che non si può contenere e che non è razionale, non entra nelle nostre categorie mentali, nelle nostre verità artefatte e artificiose. Lo spirito di Dio è quella forza interiore che ci aiuta a diventare liberi, e a non rimanere schiavi. Sono molti i fattori che ci inducono uno spirito da schiavi, per ricadere nella paura, ma noi però abbiamo ricevuto uno spirito di figli adottivi.

Un uomo, una donna, prigionieri della paura, sono un uomo e una donna paralizzati, morti, incapaci di qualsiasi cosa. Oggi ci riempiono di paure menzognere, paure artificiali che non hanno alcun senso. Se ci lasciamo imprigionare, rimarremo sempre schiavi. La paura è una condizione che paralizza l’anima, lo spirito, ci rende sempre più gretti, egoisti, insignificanti. Ci impedisce di guardare oltre l’orizzonte, di immergerci negli immensi spazi del cosmo e della vita. In quella che è la realtà stessa dell’uomo. Ci impedisce di guardare negli occhi la vita, il volto concreto degli esseri umani, non riusciremo mai a volare, non riusciremo a entrare nella realtà dei figli di Dio.

Non è facile diventare uomini e donne liberi, non è facile non lasciarci suggestionare e coinvolgere da quelle paure artificiali indotte che ci vengono posate sulle spalle come pesi insopportabili. La libertà dei figli di Dio ci aiuta a camminare oltre la terra, oltre il sistema solare, oltre a quella prigione dello spazio e del tempo che ci impedisce ogni movimento, ogni anelito dell’anima e dello spirito. Siamo chiamati nella vita a compiere questi grandi cammini di liberazione interiore. Una libertà che ci rende più leggeri, amabili, capaci di immedesimarci con quella che è la vita concreta degli altri esseri umani: più siamo liberi, più diventiamo liberatori nei confronti degli altri e riusciamo a realizzare quello che nella vita è assoluto, non solo ciò che è relativo.

Gli assoluti sono: Dio per chi crede. L’amore, le relazioni, le emozioni, gli incontri, gli affetti, in una parola l’essere umano che vive la libertà dello spirito. Beati non sono coloro che impongono la loro volontà, la forza, l’arroganza, la prepotenza, la menzogna e la loro visione egoistica e gretta dell’uomo. Questi sono i veri schiavi, che ci vogliono rendere a loro volta sempre più schiavi. Invece l’uomo libero è l’uomo povero, mite, che ha fame e sete di giustizia, che è misericordioso, che è un amante della pace, che si lascia perseguitare per cause di giustizia. Questo è il mondo alternativo che ci propone Dio, il mondo che dovremmo costruire noi giorno per giorno.

Carla, che ricordiamo oggi viva e beata in Dio, ci ha insegnato questa libertà dello spirito. La capacità di essere liberi dentro, di scrollarci di dosso tutti quei pesi, quei sensi di colpa, quelle limitazioni che appesantiscono la nostra vita, il cuore, la mente e lo spirito. Siamo chiamati a volare, a camminare con passo leggero all’interno della realtà della nostra vita. Carla ha percorso questi cammini di libertà dello spirito, in tanti modi, con tante prospettive, in tante realtà umane e in tante realtà religiose che ha saputo armonizzare, come un direttore di orchestra che fonde i suoni di tutti i vari strumenti.

Armonizzare nella vita non è facile. Perché siamo tutti tentati di fare delle nostre identità qualcosa che ci divide dagli altri, che invece di fare corpo comune ci separa. Credo che questo sia il grande tesoro che ci ha lasciato: l’armonia, la meraviglia, lo stupore e la bellezza. E questo è vita. Se non siamo capaci di bellezza, armonia, stupore, meraviglia, se non siamo capaci di elevare la mente e lo spirito, di guardare dall’alto le cose, restiamo impantanati in un’immanenza che ci  soffoca e ci mantiene schiavi.

Credo che Carla sia stata capace di avere questa visione altra e questa visione alta. È stata capace di guardare oltre l’orizzonte ma al tempo stesso di guardare ben fisso dentro il cuore di ognuno di noi. Volgere lo sguardo all’orizzonte, può sembrare quasi una fuga dalla realtà, e invece non è così. Più so guardare in alto, più sono capace di elevarmi, essere libero nello spirito ed entrare in quella che è la verità della persona umana, di leggere dentro al cuore, più riesco a specchiarmi nello spirito e nell’anima della persona che ho di fronte. Non è una fuga. È un aiuto per saper leggere la mia vita e mettermi in sintonia con l’anima delle altre persone.

Sono percorsi molto difficili. Bisogna respirare profondo per poterci immergere in questa realtà. Bisogna essere capaci di cammini interiori che esigono un grande impegno, senso di responsabilità, una grande libertà.

A un anno dalla morte di Carla siamo chiamati a percorrere questi cammini. Per diventare figli di Dio, non un Dio particolare, che io chiamo domestico, ma figli dell’universo, dell’immensità della trascendenza e diventare completamente liberi.

Per questo noi la ringraziamo. Perché tutta la sua vita è stata un inno a questi grandi ideali, a queste grandi prospettive, all’armonia che ci ha saputo insegnare.