Se oggi l’immagine del gioco del golf si sta affrancando dallo schema stereotipato, pur vero ma parziale di sport elitario, è grazie all’abbassamento dell’età dei praticanti, al maggior numero di club a costi accessibili in tutto il mondo ma anche alla professionalità e alla tenacia di atlete come Nonita Lall Qureshi, una delle prime campionesse di Golf in India. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza.
Ci troviamo in uno dei più antichi e prestigiosi golf club indiani, il Delhi Golf Club.
Nato nel 1930 e ridisegnato negli anni settanta, è un immenso parco naturale nel cuore della città in cui vivono in libertà varie specie animali e vegetali protette, che ammiriamo mentre si conversa sulla tranquilla terrazza della Club House.
Gli antichi edifici di aspetto decadente che decorano il percorso tra le buche conferiscono al quadro d’insieme un fascino surreale.
Come ha deciso di diventare istruttrice?
Ho iniziato a giocare nel 1980 e dopo aver rappresentato il mio paese per quasi vent’anni in tornei internazionali ho deciso di dedicarmi a mio figlio e alla famiglia. Ho intrapreso l’attività di istruttrice per non dover più girare il mondo e condividere la mia lunga esperienza insegnando alle nuove leve.
Ha avuto difficoltà ad inserirsi in un ambiente prettamente maschile?
Anche se sono stata tra le prime, per me non è mai stato un problema. Certo taluni soci non avrebbero mai considerato l’idea di prendere lezioni da una donna, ma da quando allievi di talento hanno conseguito risultati importanti a livello internazionale credo di aver fatto scomparire ogni possibile diffidenza.
In effetti è stata più una sfida con me stessa, volevo farlo, ho lavorato molto seriamente e ci sono riuscita.
Questa è una prova di grande volontà e talento…
Sarà l’impronta di famiglia. Mia sorella è stata la prima donna indiana a laurearsi alla Business School di Harvard, oggi presiede la federazione indiana delle Camere di commercio e dell’industria. E’ secondo la rivista Forbes una delle quindici donne più influenti nel mondo.
Che età hanno i suoi allievi?
Quelli che gareggiano a otto anni hanno iniziato a cinque, sei al massimo.
Ma si può iniziare anche in età adulta. Consiglio di prendere una lezione alla settimana e praticare con regolarità le tecniche apprese. Una volta preso l’handicap si inizia a giocare nel proprio e in altri club godendo dei vantaggi di una sana e completa attività fisica e mentale che può essere praticata sino in età avanzata.
Come si allenano i campioni?
Per raggiungere livelli importanti occorrono oltre alla pratica vera e propria del golf allenamenti personalizzati in palestra, così come un regime alimentare calibrato e lo yoga.
Io stessa lo pratico quotidianamente. Lo yoga disciplina il corpo rendendolo forte ma flessibile, stabilizza la concentrazione mentale e aiuta nella gestione dello stress durante le gare. Per me l’aspetto più importante di questa antichissima disciplina è il pranayama, il controllo del respiro. E’ attraverso la respirazione che abbiamo accesso al controllo degli stati emotivi e manteniamo la mente lucida e efficiente.
Sia per chi pratica il golf che lo yoga i benefici vanno oltre alla performance sportiva e diventano parte dello stile di vita, perciò la loro diffusione è destinata ad aumentare, in India e nel mondo.
NEW DELHI 10, MARZO 2013
Alessandra Rito