Pausa pranzo in un bar del centro. I clienti vanno e vengono, si sovrappongono rumori di passi, la macchina del caffè, sedie trascinate. Cade un oggetto, un cane si mette ad abbaiare perché ne sta entrando un altro, anche lui abbaia. La radio in sottofondo, che nessuno segue ma ormai è inevitabile in qualunque locale. Suonerie e notifiche dei cellulari.
Può sorprendere come in un tale caos qualcuno riesca a isolarsi e mantenere la concentrazione per leggere, magari addirittura studiare.
Non tutti infatti hanno bisogno del silenzio assoluto e dell’ordine, fa parte delle inclinazioni individuali che col tempo scopriamo e che ci definiscono, ci rendono speciali.
La capacità di concentrazione va costruita e affinata con sforzo e perseveranza, dai tentativi insoddisfacenti o fallimentari si scopre che quello che ci hanno insegnato a scuola dovrebbe essere rivisto e personalizzato. A volte dimenticato.
La forma più alta dello yoga, perché non accessibile a tutti è lo Jnana yoga, lo yoga dello studio, della conoscenza. L’adepto consacra il proprio impegno allo studio, in particolare lo studio dei testi sacri, per attingere con disciplina e metodo alle conoscenze salvifiche e ottenere la liberazione.
Conoscere per smascherare le trappole dell’illusione, maya, che ci condanna alla sofferenza lasciandoci nell’ingannevole consolazione di vedere la realtà come vorremmo che fosse. Che crea caos e disorientamento. Roba dei giorni nostri. Per non perdermi nei miei argomenti preferiti, una semplice considerazione: studiare è importante. Un investimento dagli interessi esponenziali, un’attività che ci arricchisce e si può fare ovunque.