Lo yoga è stato tramandato da tempi immemori sino ai nostri giorni attraverso la voce, la scrittura, e più recentemente con le immagini e i filmati. In questa evoluzione è sempre presente un rapporto di trasmissione tra qualcuno che detiene il sapere e il ricevente. Oggi è l’aspirante che sceglie dove più gli fa comodo rivolgersi, con i propri tempi e modalità, e con la libertà di cambiare o abbandonare quell’insegnamento quando gli pare. L’offerta è quantitativamente ampia, qualitativamente un po’ meno. E neppure le associazioni di categoria sono una garanzia, vista la facilità di ottenere certificazioni e crediti.

Un tempo l’adepto, attraverso la sua condotta e i suoi meriti, attendeva lunghi periodi di tempo per essere scelto e successivamente accettato in un percorso di formazione, non professionale ma di vita.
Ho desiderato e scelto di approfondire lo yoga in tutti i suoi aspetti, perché ho incontrato persone di grande spessore morale e intellettuale, che mi hanno ispirata e incoraggiata a ricalcolare il mio percorso esistenziale alla luce di prospettive più profonde e coraggiose. Maestre e maestri delle più diverse provenienze. Ma anche validissimi insegnanti, professionisti della cultura che svolgono un compito sacrificale in diversi ambiti senza alcun supporto istituzionale concreto.
I passaggi più difficili li ho affrontati nel percorso di formazione secondo la Vedanta Forest Academy di Swami Sivananda. Ma entrare in intima connessione con la potenza ispiratrice del Guru, la guida spirituale, significa avere un saldo riferimento che sostiene e rinforza le motivazioni alla pratica.
A ognuno di loro devo infinita riconoscenza.

Quando ho frequentato il Master in Yoga Studies all’Università Cà Foscari di Venezia, ho scelto di dedicare la tesi a Carla Perotti, una delle figure alle quali devo molta riconoscenza per la disponibilità con cui mi ha accolta nella sua prestigiosa scuola in qualità di insegnante e formatrice, ma anche per l’amicizia, cosa di cui oggi sento di più la mancanza. Una presenza e una qualità di ascolto che ho desiderato far conoscere a chi non ha avuto modo di incontrarla personalmente. Carla Perotti ha trasformato il dono della scrittura, insieme a numerose altre doti peculiari, in una forma di yoga che trae origine in special modo dallo yoga kashmiro e dagli insegnamenti di Jean Klein.
Ne parla diffusamente nell’intervista che ho appena pubblicato che è un estratto della tesi, con l’augurio che sia di ispirazione e conforto per molti, come lo è stato per me.
Nella pienezza della sua presenza ho visto i tratti dell’insegnante, la generosità della maestra e le scintille del Guru.